Materia prima: cotone organico

Quando abbiamo esaminato con attenzione le fibre per la realizzazione dei nostri tessuti allo scopo di determinarne l’impatto sull’ambiente, ci immaginavamo che il cotone fosse “puro” e “naturale”, visto che proviene da una pianta.

Avevamo ragione solo sulla pianta. La verità è che c’è poco di puro o naturale nel cotone quando viene coltivato in modo tradizionale.

La ricerca

Gli studi agli inizi degli anni 90’ che hanno coinvolto le catene di produzione del cotone negli Stati Uniti hanno rivelato che il 10% di tutti i prodotti chimici agricoli negli Stati Uniti viene impiegato proprio per la produzione del cotone, la cui coltivazione occupava solo l’1% dei terreni agricoli. Ogni anno, sui campi di cotone coltivati in modo tradizionale nella sola California vengono riversate oltre 3000 tonnellate di sostanze chimiche. La ricerca ha mostrato che l’impiego estensivo ed intensivo di fertilizzanti sintetici, additivi, sostanze defolianti e altri composti arreca un danno enorme a suolo, acqua, aria e ad innumerevoli esseri viventi.

L’alternativa a questo scenario consiste nell’eliminare l’uso di sostanze chimiche sintetiche e utilizzare invece cotone organico.

Il cotone

La pianta di cotone viene coltivata in molti paesi di Asia, Africa e America e viene usata dalla civiltà umana fin dai tempi di Alessandro Magno. Il cotone è la fibra naturale più utilizzata al mondo, ma purtroppo negli ultimi anni ha creato uno status di occupazione forzata e impoverimento dei terreni, sfruttamento di manodopera a basso costo, spreco di risorse energetiche e inquinamento delle falde acquifere.

Ma non solo, anche tutte le fasi successive di lavorazione, ovvero filatura, tessitura, lavaggi, tintura, sono particolarmente impattanti visto l’uso di una enorme quantità d’acqua, di energia e di sostanze tossiche.

Tutto quello che devi conoscere sul cotone

Salute del suolo e salute della pelle

Nella coltivazione del cotone organico non vengono utilizzate sostanze chimiche tossiche. Non danneggia il suolo, ha un impatto minore sull’aria e utilizza l’88% in meno di acqua e il 62% in meno di energia. Il cotone convenzionale invece utilizza circa il 16% degli insetticidi e il 7% dei pesticidi e livello globale.

Tra le sostanze sintetiche principalmente usate vi sono antiparassitari, resine, metalli pesanti e solventi tossici che rimangono nel tessuto anche dopo il lavaggio e con il passare del tempo una parte di queste sostanze viene assorbita dal corpo umano e un’altra parte viene rilasciata nelle acque di scarico dalle nostre lavatrici. La coltivazione del cotone standard è anche dannosa per il suolo, in quanto ne deturpa le sostante nutrienti dato che nella coltivazione intensiva la terra viene sfruttata fino all’esaurimento di queste risorse.

Acqua pulita

Entro il 2025, due terzi della popolazione mondiale potrebbero dover affrontare carenze idriche.
Il cotone organico è alimentato per l’80% dalla pioggia, il che riduce la pressione sulle fonti d’acqua locali. Inoltre, l’assenza di sostanze chimiche significa anche che l’acqua è più pulita e sicura.

Il cotone tradizionale, al contrario, viene spesso coltivato in aree con scarsità d’acqua utilizzando l’irrigazione artificiale e in media occorrono 2.700 litri d’acqua per realizzare una t-shirt di cotone convenzionale.

Impatto sul sistema alimentare

Il cotone organico viene coltivato da semi di cotone biologico. L’olio di semi di cotone viene però usato in una varietà di prodotti alimentari come biscotti, patatine e olio vegetale e viene anche somministrato al bestiame.

Quindi, mentre la fibra di cotone non è qualcosa che introduciamo nel nostro corpo direttamente, il sottoprodotto può farsi strada nella nostra dieta.

Diritti umani e lavoro sicuro

La coltivazione del cotone e la sua lavorazione avvengono maggiormente in paesi poco sviluppati, dove le grandi multinazionali sfruttano la manodopera a basso costo. Lavoro minorile, discriminazione, diritti umani calpestati. Gli agricoltori e le comunità di questi luoghi vivono ancora in una situazione di “colonialismo”. La coltivazione del cotone organico è più sostenibile per l’ambiente ma anche

più etica dal punto di vista sociale, grazie agli standard imposti sui diritti dei lavoratori, protegge gli agricoltori e le loro famiglie. I lavoratori, infatti, non sono esposti a sostanze chimiche tossiche sul campo o attraverso la loro fornitura di cibo e acqua.

L’inquinamento ambientale causato dalla coltivazione del cotone standard è chiaramente più sentito nei paesi in via di sviluppo, dove regna la disinformazione, oltre alla scarsità di leggi nazionali a tutela di ambiente e lavoratori. Gli agricoltori sono costretti ad inquinare la loro stessa terra, quella terra che procura loro cibo e acqua. L’inquinamento causa malattie e decessi a causa della lunga esposizione a sostanze tossiche, utilizzate soprattutto nella coltivazione del cotone.

La salute umana è pesantemente influenzata dall’esposizione quotidiana a queste sostanze nocive, soprattutto laddove non vengono utilizzate mascherine o altri strumenti di sicurezza, ma è bene sapere che questi problemi si hanno nell’agricoltura intensiva in generale, non solo nella coltivazione del cotone.

Al contrario, la coltivazione del cotone organico tutela milioni di agricoltori che lavorano in questo settore, grazie agli standard dettati dall’agricoltura biologica.

Certificazioni

Solo perché un capo è etichettato come verde, sostenibile o eco-compatibile non lo rende biologico. L’abbigliamento in cotone è organico solo se è certificato secondo uno standard di cotone organico.

Le regole di coltivazione del cotone biologico sono molto ferree: oltre ad escludere migliaia di sostanze tossiche e processi di lavorazione inquinanti, queste regole tutelano l’aspetto sociale, soprattutto in quei paesi dove i diritti dei lavoratori non esistono, o laddove sono superficiali.

Il cotone organico viene certificato da organizzazioni internazionali come il GOTS – Global Organic Textile Standard, una certificazione che svolge un ruolo chiave quando si parla di moda sostenibile, e che possiamo trovare anche su altri tessuti naturali: lino, seta, canapa e lana biologica.

Oltre a GOTS esistono altre certificazioni tessili che attestano l’origine biologica del cotone come ad esempio OCS – Organic Content Standard: OCS (Organic Content Standard) fornisce la garanzia di terze parti che il contenuto organico nei tuoi vestiti può essere ricondotto alla fonte, mentre GOTS (Global Organic Textile Standard) traccia il contenuto organico nei tuoi vestiti e garantisce che venga elaborato socialmente e in modo sostenibile.

Differenze di prestazione

Dal punto di vista di morbidezza e traspirazione non dovrebbe esserci alcuna differenza tra cotone organico e cotone standard, anche se il primo risulta più morbido e confortevole rispetto a quello tradizionale. Non essendo trattato con sostanze chimiche aggressive come candeggina e formaldeide, ed essendo “rispettato” in ogni fase della produzione, il cotone organico è anche ipoallergenico.

Non è vero invece che il cotone organico sia più traspirante rispetto al cotone standard: la qualità del cotone organico varia in base al produttore, come varia la qualità del cotone standard e di altri tessuti. È vero però che negli ultimi anni i marchi di moda hanno tagliato i costi di produzione con conseguente perdita di qualità del cotone, soprattutto in termini di resistenza all’usura nel caso dei prodotti di moda a basso costo.

Il prezzo della sostenibilità

Acquistando cotone organico, investi nella conservazione dell’acqua, nell’aria più pulita, nel suolo migliore e nei mezzi di sussistenza degli agricoltori.

Il prezzo del cotone organico è a volte, ma non sempre, più alto e questo è legato agli elevati costi di produzione rispetto al cotone standard: il cotone organico infatti richiede più tempo, abilità e manualità, in quasi tutte le fasi di produzione.

Anche la certificazione di origine biologica solitamente ha un costo elevato.

Puoi fare la differenza

Prendersi cura del mondo e delle persone con cui lo condividiamo è una scelta di vita e scegliere il cotone organico fa parte di questa.

Nel 2015, a livello globale sono state prodotte 26 milioni di tonnellate di cotone, la maggior parte delle quali per l’industria dell’abbigliamento.

Il cotone organico costituisce meno dell’1% di questo. Scegliendo il cotone organico rispetto a quello convenzionale hai il potere d’acquisto di influenzare i marchi, i produttori e persino gli agricoltori.

I Nostri Risultati

Thuja utilizza esclusivamente cotone biologico organico al 100% sin da quando è stata fondata.

Gli agricoltori che coltivano il loro cotone senza utilizzare sostanze chimiche nocive riducono la loro dipendenza da grandi aziende agrochimiche, come Bayer-Monsanto e Syngenta, e riducono l'esposizione dei lavoratori agricoli a composti potenzialmente tossici e cancerogeni.

Il cotone coltivato biologicamente sfrutta soluzioni nel rispetto della natura e dell'ambiente per limitare l'uso di pesticidi e migliorare la qualità del terreno invece di utilizzare l'abituale mescolanza di pesticidi, erbicidi, sostanze defolianti, fertilizzanti sintetici e semi OGM che caratterizzano la tradizionale coltivazione del cotone.

Questi metodi supportano la biodiversità e mantengono gli ecosistemi in salute, migliorano la qualità del terreno e spesso impiegano minori quantitativi d'acqua.

Rispetto al cotone convenzionale, è stata constata una riduzione del 45% di emissioni di CO2 e una riduzione dell'87% di consumo di acqua con la diffusione dell'utilizzo di cotone organico.